L’Olanda volta pagina con una vittoria che segna un cambio di rotta. I liberali progressisti del D66, guidati da Rob Jetten, hanno superato l’ultradestra di Geert Wilders, riportando al centro del dibattito politico il pragmatismo, la sostenibilità e una visione costruttiva del futuro.
Un trionfo liberale, verde e progressista
La notte elettorale a Leida ha avuto il sapore di una festa. Quando Rob Jetten è salito sul palco, accolto dal coro entusiasta di “Het kan wél” — “si può fare” — il richiamo al celebre “Yes we can” non è passato inosservato.
Con questo slogan, Jetten ha saputo incarnare il volto di un’Olanda che vuole lasciarsi alle spalle le divisioni e costruire ponti. La sua leadership ha convinto un elettorato stanco dei toni urlati e delle politiche basate sull’odio, riportando in auge una politica fondata su idee concrete, rispetto e inclusione.
L’ascesa di Rob Jetten, dal sogno dei treni alla guida del Paese
“Da ragazzo volevo far arrivare i treni in orario”, ha raccontato con autoironia Jetten, figlio di un ferroviere e di un’infermiera. Una metafora che oggi assume un significato simbolico: il leader del D66 ha rimesso sui binari la politica centrista olandese, allontanandola dalle derive populiste.
Nato nel 1987 a Veghel e cresciuto a Uden, ha studiato amministrazione pubblica a Nimega, per poi lavorare alla ProRail, l’azienda ferroviaria nazionale. Da lì, il passo verso la politica è stato naturale. Preparato, energico, impeccabile nei modi e nello stile, si è conquistato il soprannome di “Teflon Rob” per la sua capacità di non lasciarsi scalfire dalle polemiche.
Un leader pragmatico e vicino ai giovani
Come ministro per il Clima e l’Energia nel governo Rutte, ha firmato la “regia del pragmatismo verde”, puntando su politiche sostenibili e soluzioni pratiche. Il suo motto, “Meno ideologia, più soluzioni”, sintetizza perfettamente la sua visione: una politica capace di parlare ai cittadini, non ai partiti.
L’attenzione ai giovani, la crisi abitativa e la transizione ecologica sono i pilastri del suo programma. “È in politica da quando era all’asilo, sa quando mediare”, ha raccontato un suo ex portavoce, rivelando anche un lato curioso: la sua passione per i fogli Excel, simbolo di metodo e precisione.
Dove Wilders urla, Jetten argomenta
A differenza dell’ultradestra guidata da Geert Wilders, Rob Jetten ha scelto di rispondere con la forza del ragionamento. Partecipando a programmi televisivi e dibattiti, si è fatto conoscere dal grande pubblico anche per la sua intelligenza e ironia, arrivando terzo nel quiz-show The Smartest Person.
“Sono cresciuto in una famiglia normale, so cosa significa sentirsi diverso ma anche parte di qualcosa”, ha dichiarato. Un messaggio che ha colpito il cuore di molti elettori, unendo empatia e competenza.
Una storia personale che diventa simbolo
La notte del 2 novembre 2004, quando il regista Theo van Gogh fu assassinato da un estremista islamico, segnò profondamente il giovane Jetten. Alcuni ragazzi del suo paese, suoi coetanei, incendiarono una scuola turca. “Quel giorno ho capito che il dialogo è tutto”, ha ricordato.
Da allora, la sua vita politica ruota attorno a quel concetto: dialogare per capire, non per vincere. È questo approccio che oggi potrebbe portarlo a formare una coalizione stabile e, forse, a diventare il primo premier apertamente gay nella storia dei Paesi Bassi.
Un’Olanda che sceglie la costruzione, non la divisione
Con il suo sorriso contagioso e una visione moderna della leadership, Rob Jetten rappresenta un’Olanda diversa: quella che crede nella cooperazione, nell’uguaglianza e nel progresso. La sua vittoria segna non solo un risultato politico, ma anche un segnale culturale.
In un’epoca segnata da estremismi e sfiducia, Jetten propone una politica capace di ascoltare e ricucire, più che di scontrarsi. E forse, per una volta, dimostra che anche in politica, come nella vita, si può davvero fare.
31 Ottobre 2025
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