Per anni abbiamo creduto che il nostro cervello iniziasse a perdere colpi con l’età. Eppure, una ricerca australiana ribalta la prospettiva: il funzionamento mentale umano raggiunge il suo apice tra i 55 e i 60 anni. Non solo, alcune capacità continuano a crescere anche dopo. Un invito a guardare all’invecchiamento non come a un declino, ma come a una nuova forma di equilibrio e lucidità.
Il cervello che non smette di imparare
Mentre la forza fisica tende a calare con l’età, le capacità cognitive e decisionali possono continuare a migliorare. Lo afferma Gilles Gignac, professore di psicologia all’Università dell’Australia Occidentale, coautore di uno studio pubblicato sulla rivista Intelligence.
Secondo Gignac, “diverse abilità diminuiscono con l’età, ma sono compensate dalla crescita di altre caratteristiche fondamentali”. Il risultato è una mente più ponderata, capace di prendere decisioni misurate e di analizzare la realtà con maggiore saggezza.
Sedici indicatori per misurare la mente
I ricercatori hanno analizzato 16 caratteristiche psicologiche, tra cui ragionamento, memoria e i cosiddetti Big Five della personalità: apertura mentale, coscienziosità, estroversione, gradevolezza e stabilità emotiva.
Dai dati raccolti è emerso che il funzionamento mentale globale raggiunge il picco tra i 55 e i 60 anni, per poi iniziare un lento declino intorno ai 65, più marcato solo dopo i 75 anni. Ma non tutte le funzioni seguono lo stesso ritmo: la coscienziosità cresce fino ai 65 anni, mentre la stabilità emotiva continua a rafforzarsi fino ai 75.
L’età non è un limite, ma un equilibrio
Per secoli si è creduto che la mente raggiungesse il massimo della sua efficienza intorno ai vent’anni. In realtà, la ricerca moderna dimostra che il cervello umano resta plastico e adattabile per tutta la vita.
Ogni persona, tuttavia, mostra un proprio percorso evolutivo: c’è chi mantiene un’elevata capacità di ragionamento, chi sviluppa una maggiore empatia, chi affina la propria stabilità emotiva. Non esiste un’età universale dell’intelligenza, ma piuttosto una combinazione dinamica di fattori che si evolvono nel tempo.
La velocità mentale non è tutto
Un altro studio, condotto da Mischa von Krause dell’Università di Heidelberg e pubblicato su Nature Human Behaviour, conferma che la velocità mentale rallenta solo dopo i 60 anni, ma ciò non implica un calo di efficienza.
“Il rallentamento non riflette una perdita di lucidità, ma un processo cognitivo più misurato e consapevole”, spiega von Krause. In altre parole, la mente matura preferisce la precisione alla rapidità: un cambiamento che migliora il giudizio e riduce gli errori impulsivi.
Anche gli scacchi confermano il trend
Uno studio del 2020, firmato da Anthony Strittmatter dell’Università UniDistance Suisse, ha analizzato le prestazioni mentali di centinaia di scacchisti professionisti.
Il risultato? Il picco cognitivo si raggiunge tra i 35 e i 40 anni, quando la combinazione tra velocità e strategia tocca l’equilibrio ideale. Dopo questa età, la rapidità cala, ma la qualità delle decisioni rimane elevata per decenni, grazie all’esperienza accumulata.
Lucidità e saggezza, il vero capitale dell’età
Alla fine, tutti gli studi convergono su un punto: l’età non definisce il valore del pensiero. L’esperienza, l’autocontrollo e la capacità di analisi rappresentano un vantaggio competitivo per la mente adulta, che diventa più stabile e strategica.
Come conclude Gignac, “le valutazioni delle capacità mentali dovrebbero basarsi sulle competenze individuali, non sull’età anagrafica”.
Un messaggio che restituisce fiducia: la mente non si arrende al tempo, semplicemente cambia passo.
27 Ottobre 2025
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