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Mercato del lavoro in stallo, l’Italia rallenta ancora

Ad agosto il lavoro arretra, calano contratti e assunzioni, crescono solo autonomi e occupati senior, mentre i giovani restano esclusi

Mercato del lavoro in stallo, l’Italia rallenta ancora

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Occupazione in stallo, l’Istat registra meno 57mila lavoratori ad agosto, con tasso di inattività al 33,3 per cento, il più alto d’Europa

I dati diffusi dall’Istat fotografano una realtà che molti osservatori avevano già intuito: il mercato del lavoro italiano ha subito una battuta d’arresto. Nel solo mese di agosto si registrano 57mila occupati in meno rispetto a luglio. L’unica fascia in crescita resta quella degli over 50, sospinta dall’innalzamento dell’età pensionabile e dal fenomeno di chi continua a lavorare anche dopo il pensionamento.

La spinta degli over 50

Gli occupati con più di cinquant’anni aumentano di 69mila unità. Tutte le altre fasce d’età segnano un calo: -49mila tra gli under 25, -45mila tra i 25 e i 34 anni, -32mila tra i 35 e i 49 anni. A incidere non è soltanto la riforma Fornero, ma anche la difficoltà delle aziende a sostituire competenze ormai consolidate. Molti pensionati, inoltre, restano attivi pur percependo già l’assegno, contribuendo a gonfiare i numeri degli occupati senza che vi siano reali nuove assunzioni.

Giovani sempre più inattivi

Il dato più preoccupante riguarda la condizione dei più giovani. Ad agosto, a fronte dei 57mila posti di lavoro persi, si contano ben 60mila inattivi in più, cioè persone che non lavorano e non cercano un’occupazione. Solo tra gli under 35 si registrano 100mila inattivi in più in un mese. Il tasso di occupazione scende al 62,2 per cento, quello di disoccupazione resta stabile al 6 per cento, ma l’inattività tocca il 33,3 per cento, il valore più alto in Europa.

Contratti stabili in caduta libera

Il calo riguarda soprattutto i contratti di lavoro dipendente. Quelli a tempo indeterminato si riducono di 26mila unità e quelli a termine di 39mila. Crescono soltanto gli autonomi (+8mila). A pagare, come spesso accade nei periodi di crisi, sono i contratti a termine non rinnovati. L’Inps segnala una polarizzazione: da un lato le imprese trasformano molti rapporti in tempo indeterminato, dall’altro cresce il ricorso ai contratti stagionali (209mila attivati a giugno).

Numeri rivisti al ribasso

La frenata era in atto da tempo, ma ora è certificata. L’Istat ha rivisto al ribasso i dati del trimestre precedente, con una correzione di 120mila occupati in meno a luglio. Di conseguenza, gli occupati effettivi sono risultati 24 milioni 217mila, ben al di sotto delle stime. Ad agosto il livello è ulteriormente sceso a 24 milioni 170mila, allineandosi con la crescita anemica del Pil, che secondo Confindustria non supererà lo 0,5 per cento nel 2024.

Un futuro incerto per il lavoro

Il quadro mostra una dinamica che favorisce i lavoratori senior, mentre i giovani restano ai margini o scelgono di non cercare più un’occupazione. Senza un piano mirato a riequilibrare le opportunità, il rischio è di un mercato del lavoro sempre più polarizzato, incapace di garantire prospettive di lungo periodo.


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03 Ottobre 2025
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