Negli ultimi mesi giovani manifestanti in Nepal, Indonesia, Filippine e Madagascar hanno portato in piazza un simbolo inaspettato: la bandiera con il teschio e il cappello di paglia ispirata a One Piece. Quell’emblema, nato come segno di avventura e ribellione in un manga giapponese, è diventato per la generazione Z un linguaggio comune per denunciare corruzione e ingiustizia sociale.
Dal manga alle piazze asiatiche
Il fenomeno non è casuale. One Piece racconta di una ciurma di pirati che sfida un governo oppressivo e corrotto. Con oltre 500 milioni di copie vendute, decine di lingue di traduzione e il successo della serie live-action su Netflix, questa narrazione ha creato una comunità globale. Il ritorno su Netflix con la seconda stagione nel 2026 e l’avvio della terza nel 2025 a Cape Town confermano la potenza del franchise, che ora si intreccia con la realtà politica.
Un simbolo che attraversa i confini
La prima apparizione della bandiera in un contesto politico risale al 2023, durante le manifestazioni pro-Palestina in Indonesia e nel Regno Unito. Da allora, la bandiera ha fatto il giro del mondo: dai cancelli governativi incendiati in Nepal, ai muri di Giacarta, fino alle folle di Manila. Più recentemente, il 29 settembre in Madagascar, ha accompagnato le proteste che hanno portato allo scioglimento del governo.
Il linguaggio della generazione Z
“Sappiamo che la Gen Z sta protestando in tutto il mondo e volevamo usare simboli che avessero senso per la nostra generazione”, ha dichiarato Rakshya Bam, una delle organizzatrici delle proteste in Nepal. Per i giovani, il Jolly Roger dei pirati diventa un codice culturale condiviso, un richiamo a eroi di carta e schermo che incarnano il desiderio di ribaltare l’ordine stabilito.
Pirata o combattente per la libertà
Il protagonista di One Piece, Rufy, viene interpretato diversamente a seconda dei punti di vista: ribelle per alcuni, combattente per la libertà per altri. Il suo cappello di paglia, dono di un eroe del passato, rappresenta la fiducia nelle nuove generazioni. Come ha affermato un manifestante nepalese, “il pirata è un modo per dire che non sopporteremo più corruzione e ingiustizie”.
Quando la cultura pop diventa politica
Non è la prima volta che i giovani trasformano i simboli della cultura pop in strumenti politici. In Thailandia il saluto a tre dita di The Hunger Games è diventato un segno di resistenza, mentre nel 2020 i riferimenti a Harry Potter hanno animato le proteste contro la monarchia. Secondo Raqib Naik del Center for the Study of Organized Hate, “stiamo entrando in una nuova era di organizzazione che unisce cultura digitale, narrativa pop e lotta politica”.
Una cultura globale che unisce i giovani
La bandiera di One Piece collega giovani a migliaia di chilometri di distanza, trasformando un anime giapponese in un simbolo globale di lotta anti-establishment. Non solo un emblema estetico, ma un filo conduttore che unisce generazioni e Paesi, mostrando come la cultura condivisa possa diventare motore di cambiamento politico.
02 Ottobre 2025
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