A dodici mesi dalla presentazione del suo rapporto sulla competitività europea, Mario Draghi torna a lanciare un avvertimento: l’Europa oggi appare più fragile, con un modello di crescita che mostra crepe sempre più profonde. Durante la conferenza di Bruxelles, accanto a Ursula von der Leyen, l’ex presidente della Bce ha parlato senza giri di parole: “l’inazione non minaccia solo la nostra competitività, ma la nostra stessa sovranità”.
Frustrazione e lentezza dell’Unione
Secondo Draghi, cittadini e imprese riconoscono l’importanza dei piani europei, ma cresce il malcontento per la lentezza delle istituzioni. “Troppo spesso si trovano scuse per giustificare i ritardi, ma questo è compiacimento”, ha sottolineato, chiedendo una risposta in tempi rapidi, “nel giro di mesi, non di anni”. L’Europa rischia di perdere il passo rispetto a Stati Uniti e Cina, che corrono molto più velocemente.
La competizione globale si fa più dura
Il confronto con le altre potenze non è incoraggiante: gli Stati Uniti hanno introdotto dazi record, la Cina è diventata un rivale sempre più forte. A ciò si aggiunge la dipendenza europea in settori chiave, dalla difesa alla tecnologia, che limita la capacità di reazione. “Il nostro peso economico resta notevole, ma non basta senza autonomia”, ha ribadito Draghi.
Un debito che cresce e prospettive incerte
Le proiezioni non aiutano l’ottimismo: il debito pubblico europeo potrebbe salire fino al 93% del Pil nei prossimi dieci anni, e questo con stime di crescita già troppo rosee rispetto alla realtà. In questo quadro, alcuni obiettivi fissati in passato sembrano ormai irrealistici: nel settore automobilistico, la scadenza del 2035 per lo stop ai motori tradizionali non ha prodotto il circolo virtuoso previsto, perché batterie, microchip e infrastrutture non hanno seguito il ritmo immaginato.
La proposta di un debito comune
Per rilanciare la competitività, Draghi ha avanzato una soluzione concreta: valutare l’emissione di un debito comune europeo, o tra gruppi di Stati, per finanziare grandi progetti strategici. Non un modo per ampliare le risorse fiscali, ma per rendere possibili investimenti che i singoli Paesi non riescono più a sostenere da soli: ricerca, difesa, energia e tecnologie avanzate.
Von der Leyen, serve più coraggio
Anche Ursula von der Leyen ha richiamato l’Unione a un cambio di passo. “La normale amministrazione non funziona più, i cittadini vogliono decisioni e risultati”, ha detto aprendo i lavori. La presidente della Commissione ha ricordato che la relazione Draghi è stata approvata da tutti gli Stati membri e dal Parlamento europeo: la strada è tracciata, resta da percorrerla.
16 Settembre 2025
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