Le case di maternità sono strutture extraospedaliere che uniscono accoglienza familiare e competenza professionale, offrendo un’alternativa al parto ospedaliero. Un modello che suscita interesse ma anche dibattito, soprattutto dopo episodi drammatici che hanno riportato l’attenzione sulla loro regolamentazione.
Cosa sono le case di maternità
Una casa di maternità non è un ospedale, ma un ambiente domestico pensato per accompagnare la donna durante gravidanza, travaglio e parto. La gestione è affidata principalmente alle ostetriche, figure centrali nella cura della futura madre e del neonato. La filosofia di fondo è quella di garantire un parto naturale in un contesto più intimo, mantenendo però protocolli di sicurezza ben definiti.
Le regole nel Lazio e in Italia
Ogni Regione ha la propria competenza in materia. Nel Lazio, ad esempio, la normativa stabilisce che la casa di maternità debba trovarsi entro 30 minuti da un ospedale. Devono inoltre essere rispettate rigide norme igienico-sanitarie e previste procedure chiare per il monitoraggio della salute di madre e bambino. Almeno due ostetriche devono essere presenti al momento del parto, pronte a intervenire e a valutare ogni indicatore di rischio.
Trasferimenti e protocolli di emergenza
Se durante il travaglio emergono complicazioni, la casa di maternità deve avere già individuato l’ospedale di riferimento, preallertato in caso di necessità. I protocolli stabiliscono parametri precisi che fanno scattare il trasferimento, evitando ritardi che potrebbero compromettere la sicurezza. Questo passaggio è un punto chiave per bilanciare la dimensione “casa” con la prontezza dell’assistenza ospedaliera.
Il ruolo delle ostetriche
Le ostetriche sono le vere protagoniste di queste strutture. Seguono le donne durante la gravidanza con controlli periodici, assistono il parto e valutano il benessere del neonato nelle ore successive. In caso di necessità, collaborano con il ginecologo secondo protocolli condivisi, garantendo un approccio integrato che mette al centro la salute della madre e del bambino.
Un modello riconosciuto dal Comitato Percorso Nascita
Un documento del Comitato Percorso Nascita nazionale del 2017 ha delineato la possibilità di gestire le gravidanze a basso rischio direttamente sul territorio. In questi casi, l’ostetrica rappresenta la figura di riferimento, mentre il ginecologo interviene solo quando i protocolli lo prevedono. Lo stesso modello si applica ai cosiddetti punti nascita a basso rischio ostetrico (BRO), che replicano in parte la filosofia delle case di maternità.
Autonomia regionale e sfida culturale
Ogni Regione e Provincia autonoma decide come applicare queste regole, in un quadro che unisce sicurezza e autonomia professionale. Le case di maternità, infatti, non sono solo una scelta logistica ma anche culturale: rappresentano un modo diverso di vivere il parto, con meno medicalizzazione e più centralità per la donna. Tuttavia, restano aperte domande sulla loro diffusione e sulla capacità di garantire standard uniformi in tutto il Paese.
15 Settembre 2025
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