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Gli italiani e l’intelligenza artificiale, tra paura e curiosità

Il rapporto Pew Research mostra un’Italia divisa tra paura e curiosità verso l’intelligenza artificiale e il suo impatto sociale

Gli italiani e l’intelligenza artificiale, tra paura e curiosità

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Fiducia nei governi, consapevolezza e divari generazionali, così il mondo guarda all’intelligenza artificiale nel 2025

Un’indagine globale rivela come l’Italia sia tra i Paesi più diffidenti verso l’avanzata dell’IA, tra timori per privacy, lavoro e controllo sociale.

L’intelligenza artificiale divide il mondo

Secondo un ampio sondaggio del Pew Research Center, condotto nel 2025 in 25 Paesi, gli italiani figurano tra i cittadini più preoccupati per l’espansione dell’intelligenza artificiale nella vita quotidiana. Circa la metà degli adulti nel nostro Paese si dice più inquieta che entusiasta, un dato tra i più alti al mondo insieme a Stati Uniti, Australia, Brasile e Grecia.

Il quadro che emerge è complesso: la curiosità verso la tecnologia convive con timori profondi legati all’impatto sull’occupazione, la privacy e il possibile controllo sociale. A livello globale, solo una minoranza – meno di tre persone su dieci – si dichiara “prevalentemente entusiasta” dell’IA, mentre la maggior parte manifesta emozioni contrastanti.

Un Paese diviso tra fascinazione e paura

In Italia, il dibattito sull’intelligenza artificiale è fortemente polarizzato. Da un lato, cresce la consapevolezza dei vantaggi legati all’automazione e alla produttività; dall’altro, molti temono che l’IA possa ampliare le disuguaglianze e sostituire lavori umani con algoritmi. Solo il 16% degli intervistati dichiara di guardare con fiducia al futuro digitale, mentre oltre un terzo ammette di provare più paura che entusiasmo.

All’opposto, in Corea del Sud l’atteggiamento è quasi ribaltato: appena il 16% della popolazione si dice spaventato dai nuovi sviluppi tecnologici, segno di una cultura più propensa all’innovazione e alla sperimentazione.

Consapevolezza e ricchezza, un legame stretto

Uno degli aspetti più interessanti messi in luce dal sondaggio è la connessione tra livello di reddito e conoscenza dell’IA. Nei Paesi più ricchi – come Giappone, Germania, Francia e Stati Uniti – circa la metà della popolazione ha sentito parlare spesso di intelligenza artificiale. In economie emergenti come India e Kenya, invece, la percentuale scende rispettivamente al 14% e al 12%.

Questi dati suggeriscono che l’accesso all’informazione e alle tecnologie resta fortemente condizionato dalle disuguaglianze economiche. Dove mancano infrastrutture digitali solide, cresce la distanza tra cittadini e innovazione.

La fiducia nei governi e il ruolo dell’Unione Europea

Il Pew Research Center ha analizzato anche la fiducia nei governi e nelle istituzioni nella capacità di regolamentare l’intelligenza artificiale. I risultati mostrano un mondo frammentato. In India, quasi il 90% della popolazione si fida del proprio governo, mentre in Grecia la fiducia crolla al 22%.

A livello globale, l’Unione Europea appare come l’attore più credibile: il 53% degli adulti intervistati ritiene Bruxelles in grado di gestire in modo equilibrato lo sviluppo dell’IA, contro il 37% per Washington e il 27% per Pechino. In Italia, tuttavia, prevale lo scetticismo, con una fiducia sotto la media europea, segno di un rapporto ancora fragile tra cittadini e istituzioni.

Giovani, donne e istruzione: le nuove linee di frattura

Le differenze generazionali e sociali sono marcate. I giovani adulti si rivelano più informati e aperti al cambiamento: in Grecia, il 68% degli under 35 dichiara di aver approfondito il tema, contro appena il 20% degli over 50. In Israele, quasi la metà dei giovani si dice entusiasta dell’IA, mentre tra gli anziani il dato scende drasticamente.

Anche le differenze di genere sono significative: gli uomini tendono a informarsi di più, ma le donne si mostrano più caute e consapevoli dei rischi. Il livello di istruzione, infine, incide profondamente sull’approccio: chi possiede una formazione universitaria tende ad avere un atteggiamento più equilibrato e fiducioso.

Internet e conoscenza, un binomio che cambia la percezione

Un altro elemento cruciale è l’uso della rete. Gli utenti che trascorrono molto tempo online sono in media più informati, più esposti ai dibattiti pubblici sull’IA e spesso più positivi nei confronti delle nuove tecnologie. In tutti i Paesi, chi utilizza Internet in modo costante ha maggiore consapevolezza e curiosità rispetto a chi ne fa un uso sporadico.

Nel complesso, il rapporto del Pew Research Center racconta un’umanità sospesa tra speranza e timore, in cui l’Italia rappresenta uno dei casi più emblematici: un Paese curioso ma inquieto, affascinato dalle possibilità dell’intelligenza artificiale e al tempo stesso preoccupato per il suo impatto sulla società


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16 Ottobre 2025
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