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Lo dice l’INPS, disparità di genere, il divario salariale e pensionistico che non si chiude

In Italia le donne guadagnano ancora il 25% in meno degli uomini e ricevono pensioni più basse, secondo il Rendiconto sociale Inps 2023

Lo dice l’INPS, disparità di genere, il divario salariale e pensionistico che non si chiude

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Il divario salariale resta stabile, con retribuzioni femminili più basse in quasi tutti i settori e pensioni inferiori del 44%

Dati Inps 2023, le donne guadagnano ancora il 25% in meno degli uomini e ricevono pensioni più basse, riflesso di un sistema che resta sbilanciato.

Il lavoro che vale meno

Nonostante anni di battaglie per la parità di genere, il divario retributivo tra uomini e donne resta una ferita aperta. Nel 2023 le lavoratrici italiane hanno guadagnato in media il 25% in meno rispetto ai colleghi uomini. È quanto emerge dal Rendiconto sociale Inps, secondo cui nel settore privato la retribuzione giornaliera media si ferma a 79,8 euro per le donne contro i 107,5 euro per gli uomini.

La differenza non è solo un numero, ma il risultato di carriere più discontinue, contratti precari e minori opportunità di avanzamento. In molti casi, le donne lavorano negli stessi settori degli uomini, ma con ruoli meno retribuiti o con maggiore incidenza di part-time involontari.

Settori dove il divario pesa di più

Le differenze salariali emergono in modo evidente nelle Attività finanziarie e assicurative, dove gli uomini percepiscono 216,7 euro giornalieri contro i 147,3 euro delle donne. Nella Fornitura di energia il divario è meno ampio ma ancora marcato: 171,4 euro per gli uomini e 145,6 per le donne.

Anche la manifattura continua a riflettere un modello tradizionale, con una media di 119 euro per i maschi e 95,3 per le femmine. Peggio ancora nei servizi di alloggio e ristorazione, dove le donne arrivano a 54,9 euro giornalieri, quasi dieci euro in meno rispetto ai colleghi maschi.

Il peso delle pensioni, una disuguaglianza che continua

Il divario non si ferma al mondo del lavoro ma si riflette anche nel momento del pensionamento. Le pensioni delle donne sono inferiori del 25,1% rispetto a quelle degli uomini, e la forbice si allarga fino al 44,2% per le pensioni di vecchiaia.

Nel 2024, i pensionati Inps sono oltre 15 milioni, di cui quasi otto milioni donne. Ma nonostante la maggiore presenza femminile, gli importi restano più bassi. A incidere sono le carriere discontinue, i periodi di maternità, il ricorso al part-time e le minori opportunità di carriera nei ruoli apicali.

Calano le pensioni anticipate e cresce la preoccupazione

Il Rendiconto sociale Inps segnala anche un netto calo delle pensioni anticipate. Le domande per Quota 103 sono state appena 1.154, a fronte delle oltre 112.000 liquidate con Quota 100 nel 2021. Anche Opzione donna registra un crollo: da oltre 26.000 assegni nel 2022 a meno di 5.000 nel 2024.

Le ragioni sono molteplici: criteri più restrittivi, ricalcolo contributivo penalizzante e una generale incertezza sul futuro del sistema previdenziale. Diminuiscono anche i trattamenti Ape sociale e per i lavoratori precoci, mentre crescono quelli legati ai lavori usuranti.

Una questione economica ma anche culturale

Dietro ai numeri si nasconde una realtà culturale difficile da cambiare. Le donne continuano a pagare il prezzo di un sistema che premia la continuità lavorativa e la disponibilità piena al lavoro, condizioni spesso incompatibili con i carichi familiari ancora oggi sbilanciati.

Il risultato è un circolo vizioso: salari più bassi, contributi ridotti, pensioni più leggere. E mentre la società evolve, la struttura economica resta ancorata a un modello in cui la parità è ancora un obiettivo lontano.

Verso una nuova equità

Servono politiche più incisive per colmare il divario di genere: incentivi alla piena occupazione femminile, investimenti in servizi di cura, maggiore flessibilità contrattuale e reale valorizzazione delle competenze. Solo così sarà possibile trasformare la parità salariale da slogan a realtà.

Come ricorda spesso l’Inps, la disuguaglianza tra i generi non è solo una questione di giustizia sociale, ma anche un ostacolo alla crescita del Paese.


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28 Ottobre 2025
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