Il conflitto tra Israele e Palestina è uno dei più intricati e longevi scenari di guerra del nostro tempo. Una vicenda che affonda le radici nel colonialismo, nei nazionalismi contrapposti, nelle religioni, ma soprattutto nella lotta per la terra. Capire questa vicenda richiede di fare un viaggio attraverso oltre un secolo di eventi, dove ogni tentativo di pace è stato affossato da nuovi scontri, ritorsioni, vendette. E, purtroppo, anche oggi il Medio Oriente continua a pagare il prezzo di questa ferita mai rimarginata.
Le origini, quando la terra promessa diventò contesa
Per comprendere le tensioni moderne, bisogna tornare alla fine dell’Ottocento, quando il movimento sionista, fondato da Theodor Herzl, iniziò a promuovere l’idea di una patria per gli ebrei nella Terra di Israele, allora parte dell’Impero Ottomano. A quel tempo, la Palestina era abitata in prevalenza da arabi musulmani e cristiani. Con la caduta dell’Impero Ottomano e il mandato britannico sulla Palestina, le tensioni tra le due comunità crebbero rapidamente, alimentate da promesse contraddittorie fatte dagli inglesi a entrambi i popoli.
La nascita di Israele, la Nakba palestinese
Nel 1947 le Nazioni Unite proposero un piano di spartizione della Palestina in due Stati, uno ebraico e uno arabo. Gli ebrei accettarono, gli arabi no. Ne seguì una guerra che nel 1948 portò alla nascita dello Stato di Israele. Per i palestinesi fu l’inizio della Nakba, la catastrofe: oltre 700.000 persone furono costrette a fuggire o furono espulse dalle loro terre. Da allora, milioni di rifugiati palestinesi vivono in campi profughi sparsi tra Gaza, Cisgiordania, Libano, Giordania e Siria.
Guerre, occupazioni, intifade e tentativi di pace
Negli anni successivi il conflitto esplose in diverse guerre tra Israele e i Paesi arabi, tra cui le guerre del 1967 e del 1973. Nel 1967 Israele occupò la Cisgiordania, Gaza, le alture del Golan e Gerusalemme Est, territori che ancora oggi sono al centro della disputa. La resistenza palestinese assunse varie forme, dalla guerriglia alle intifade popolari. Parallelamente si susseguirono iniziative diplomatiche come gli accordi di Oslo del 1993, che accesero una speranza di pace mai concretizzata pienamente.
Le nuove generazioni, una guerra senza fine che semina odio
Negli ultimi decenni la situazione si è cronicizzata. Gaza, controllata dal movimento Hamas, è teatro di ciclici bombardamenti israeliani e lanci di razzi. In Cisgiordania, l’espansione degli insediamenti israeliani rende sempre più difficile ipotizzare una soluzione a due Stati. Le nuove generazioni crescono nell’odio reciproco, senza mai aver conosciuto una vera pace. La comunità internazionale osserva spesso impotente, limitandosi a condanne o interventi umanitari di emergenza.
Oggi, una pace che sembra un miraggio lontano
Ad oggi il conflitto Israele Palestina resta una polveriera in equilibrio precario. Qualsiasi episodio può accendere una miccia capace di incendiare tutto il Medio Oriente. Le recenti ondate di violenza mostrano come le soluzioni politiche siano sempre più irrealistiche. Israele continua a sostenere il diritto alla sicurezza e all’esistenza, mentre i palestinesi rivendicano il diritto alla libertà e alla fine dell’occupazione. Due narrazioni che, pur legittime, sembrano destinate a restare inconciliabili fino a quando non si troverà il coraggio di riconoscere, da entrambe le parti, l’umanità dell’altro.
16 Maggio 2025
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